Nato a Massa Marittima (Grosseto) l’8 settembre 1380, Bernardino degli Albizzeschi, conosciuto come Bernardino da Siena fu un teologo francescano, appartenente all’Ordine dei Frati Minori. Morto nel 20 maggio 1444, fu proclamato santo appena sei anni dopo, da papa Niccolò V. Nobile di nascita, si ritrovò presto orfano di entrambi i genitori (della madre a 3 anni e del padre a 6), per questo si trasferì a Siena dalle zie per completare studi ed educazione. A ventidue anni indossò l’abito ed intraprese subito l’opera di predicatore girovago, per le terre dell’Italia del Nord.
Tale fu l’impatto erudito delle sue predicazioni, in cui insisteva particolarmente sulla venerazione del Santissimo Nome di Gesù, da spingere verso il rinnovamento di alcuni aspetti della Chiesa cattolica italiana e del movimento francescano. A lui si attribuisce la diffusione comune del Cristogramma JHS. Inoltre, come molti predicatori, un tema molto caro al sant’uomo fu quello della riconciliazione e della risoluzione delle contese.
Il pensiero di San Bernardino si occupò anche degli aspetti più pratici della vita dei fedeli, che analizzò in chiave moderna per l’epoca. Si concentrò anche sull’economia, al punto da scrivere un’opera (il Sui contratti e l’usura) in cui affronta i temi dell’etica del commercio, della giustificazione della proprietà privata e della determinazione del valore e del prezzo, condannando duramente l’usura e i nuovi ricchi. Questi ultimi, invece di investire le ricchezze ottenute per sviluppare nuove attività, preferivano prestare ad usura, con l’effetto di soffocare la crescita della società. Per San Bernardino, sono infatti quattro le virtù di un onesto imprenditore: efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio.
Tale era l’impatto delle sue parole, che dopo sette settimane di predicazione nella città di Siena (1425), usurai e proprietari di case da gioco si rivoltarono contro di lui, tanto da intentare un processo per eresia, che si tenne a Roma due anni dopo, quando dopo essere stato passato al vaglio dalla Santa Inquisizione, Bernardino fu prosciolto dall’accusa. In tale occasione attirò l’attenzione di Papa Martino V, che gli chiese di predicare anche a Roma, e tale fu la forza dei suoi sermoni che il pontefice lo volle nominare Predicatore della Casa Pontificia ma, in segno di alta umiltà, Bernardino rifiutò tale onore.
Tornato a Siena, predicò per 45 giorni in piazza del Campo, e le sue 45 prediche davanti alla folla di fedeli accorsi ad ascoltarlo furono poi raccolte nelle Prediche Volgari.
I senesi sperarono spesso di vederlo indossare l’abito da vescovo, ma San Bernardino rifiutò per ben tre volte tale titolo, per potersi dedicare a tempo pieno alla vocazione da predicatore e missionario. Dopo aver viaggiato in varie importanti città italiane, nel 1430, in cerca di riposo, si recò al Santuario di San Francesco sul Monteluco, che vide importanti ampliamenti proprio grazie a lui. Nel 1437 divenne vicario generale dell’ordine degli osservanti. Nel 1438 venne nominato vicario generale di tutti i francescani italiani. E nonostante questi incarichi non smise mai l’opera da evangelizzatore.
La malattia non gli impedì di raggiungere L’Aquila per cercare di appianare una contesa tra due fazioni cittadine. Morì proprio in quella città, nel 20 maggio 1444. Il corpo fu seppellito dentro il mausoleo di San Bernardino, nell’omonima basilica dell’Aquila. La leggenda vuole che dalla bara continuò a gocciolare sangue, finché le due fazioni non si riappacificarono. La sua memoria liturgica avviene proprio il 20 maggio.