Bernardino Realino, nacque a Carpi nei pressi di Modena, il 1° dicembre 1530. Conseguita la laurea in legge nel 1556 a Bologna, ricoprì diversi incarichi pubblici: fu prima potestà a Felizzano e Cassine, poi pretore a Castelleone.
Trasferitosi a Napoli per essere al servizio del marchese Francesco Ferdinando d’Avalos, viceré di Sicilia, sentì la chiamata del Signore e decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Assolse alla sua missione apostolica soprattutto a Lecce dove morì nel 1616. Le sue spoglie sono conservate nella Chiesa del Gesù di Lecce.
Da giovane
Fin dalla tenera età ricevette una ottima educazione familiare. In particolare la madre, fra le altre cose, lo abituò fin da subito alla recita del rosario. Crescendo si mostrò un giovane di grande ingegno e anche di buon cuore, riuscendo a tenersi lontano dalle corruzioni dell’ambiente studentesco.
Da Modena si trasferì a Bologna per studiare medicina all’università, studi che interruppe per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, come anche desiderato dalla donna da lui amata, Cloride.
Fu durante questo periodo universitario che avvenne un infelice episodio di cui il giovane Bernardino si ricorderà per sempre. Un giorno incrociò per strada un certo Galli, che aveva commesso dei gravi torti nei confronti della famiglia Realino. Durante il diverbio che ne scaturì, Bernardino si sentì montare la rabbia e, perso il controllo, estrasse la spada colpendolo sulla fronte, fortunatamente senza ucciderlo.
Apprezzato come un umanista fine e sapiente, era riconosciuto di «raro ingegno in giovanile etade». Difatti divenne un uomo dagli alti ideali e al di sopra delle cose umane. Conseguita la laurea in giurisprudenza, ricoprì l’incarico di potestà facendosi apprezzare per le sue doti caritatevoli e per saper amministrare la giustizia con equità e onestà.
Durante gli anni del suo incarico a Cassine, dovette confrontarsi con le ristrettezze economiche e il declino morale delle genti, rimanendone disgustato al punto da non riuscire più a mangiare né a dormire. Fu questo che accese in lui la vocazione religiosa.
La vocazione religiosa
Ma il desiderio si realizzò solo a Napoli, quando rimase colpito profondamente dalla predica di un gesuita. Chiese così di diventare gesuita ed entrare nella Compagnia di Gesù. Fu consacrato il 24 maggio del 1567.
Da sacerdote, la sua fama di santo si diffuse rapidamente a Napoli, procurandogli continue richieste di interventi. Trasferitosi a Lecce, venne presto apprezzato per il suo zelo e la sua illimitata carità. Assisteva gli umili, i sofferenti, occupandosi persino di alleviare le sofferenze degli schiavi turchi nelle galere.
Anche in vecchiaia Bernardino, da sempre molto devoto alla Madonna, conservò nell’amore verso la Madre Divina, quell’ innocenza bambinesca che era il segno distintivo della sua pietà.
Il suo amore verso la Beata Vergine era tale da ritenere una vergogna che una brava donna non trovasse il tempo di recitare il rosario almeno tre volte la settimana in onore della Madonna.
Un giorno i magistrati di Lecce si recarono a trovarlo alla Casa dei Gesuiti, già vecchio e paralizzato, pregandolo di accettare l’impegno e l’onore di essere il patrono della loro città in Paradiso. Bernardino morì il 2 luglio 1616 a 86 anni.
Venne canonizzato da papa Pio XII nel 1947. San Bernardino Realino divenne Patrono di Lecce.