San Biagio un santo miracoloso. Il giorno seguente la “Candelora”, brilla il santo martire Biagio. Vescovo della comunità armena al tempo di Costantino. Martire in un momento storico in cui la libertà religiosa splendeva nell’Impero romano. Occorre ricordare come in Oriente regnasse Licinio e tra i due imperatori non correva buon sangue. Difatti, sarebbe questa la discordia e la causa di alcune persecuzioni locali. In Oriente verso i cristiani, videro coinvolto anche san Biagio, oggi venerato sia dalla Chiesa cattolica che ortodossa.
Di lui sappiamo poco, secondo la tradizione studiò medicina. Nella giovinezza si prodigò nel curare i sofferenti, cercando inoltre di condurli a Dio con la parola e l’esempio. Nel suo cuore ardeva il desiderio di diventare monaco. Alla morte del vescovo della sua città natale, Sebaste, fu eletto come successore, finché nel 316 i soldati dell’imperatore lo arrestarono.
Passò in mezzo alla folla che lo acclamava. Tra la gente si imbatté in una donna che teneva in braccio suo figlio morente perché una spina di pesce gli si era conficcata in gola e stava soffocando. Supplicava il Santo di pregare per la guarigione del bambino. All’istante avvenne il prodigio per il quale San Biagio viene ancora oggi invocato per i mali alla gola, attraverso il rito della “benedizione della gola” che si compie nelle celebrazioni parrocchiali, con due candele incrociate (anticamente era prevista l’unzione con l’olio benedetto).
Davanti al giudice il vescovo Biagio rifiutò di sacrificare agli idoli e di rinnegare la sua fede in un unico Dio. Per questo fu percosso, sospeso ad un tronco d’albero e scorticato vivo con un pettine di ferro. Nonostante queste torture si mostrava fermo e deciso ad affermare la sua fede in Cristo. Il giudice pertanto decise di farlo gettare in un lago. Tuttavia egli iniziò a camminare sulle acque e raggiunse miracolosamente la riva. Allora fu deciso per la decapitazione.
La tradizione racconta che alcune reliquie venissero imbarcate per Roma quattro secoli dopo. Una tempesta costrinse la nave a fermarsi a Maratea dove il santo venne accolto in una piccola chiesa (l’attuale Basilica), sul monte che prenderà il suo nome e sulla cui vetta nel 1963 verrà eretta la statua del Redentore alta 21 metri. Da allora molti luoghi sono stati intitolati a San Biagio, soprattutto in Italia, ma anche in Europa e in America.
Nel 1941 fu operata una ricognizione ufficiale dell’urna marmorea contenente i resti mortali del santo. Furono rinvenuti: il torace, una parte del cranio, l’osso di un braccio e un femore. In più di un’occasione la statua di Maratea e le pareti della basilica si ricoprirono di un liquido giallastro. I fedeli raccolgono il liquido per i suoi poteri taumaturgici e Papa Pio IV (nel 1563 vescovo di Cassano), riconobbe questa sostanza come “manna celeste”.
Festeggiato il 3 febbraio, giorno del suo martirio, Maratea celebra il proprio patrono per otto giorni. Dal sabato precedente la prima domenica di maggio, fino alla seconda domenica di maggio. I rituali si rifanno a tradizioni secolari.
Ma ci sono tuttavia tradizioni molto più sobrie, come quella di Milano. La statua del santo è posta in una delle guglie del Duomo, qui si mangiano i panettoni lasciati in avanzo a Natale. A Cannara, in provincia di Perugia, tra i giochi popolari c’è quello del “Ruzzolone” che consiste nel far rotolare più a lungo possibile delle forme di formaggio per le vie del centro storico. Si termina il rito con una solenne processione in onore del santo.
A Salemi, si preparano i “caddureddi”, dei piccoli pani azzimi a forma di “gola”, benedetti e distribuiti ai fedeli, in ricordo dell’intervento prodigioso del santo (anche protettore delle messi) durante una grave carestia causata da un’invasione di cavallette.
A Fiuggi, si bruciano davanti al municipio le “stuzze”, grandi falò, in ricordo del giorno in cui apparvero delle finte fiamme nella città. Le fiamme indussero i nemici che attendevano fuori dalle mura a ritirarsi pensando che gli alleati li avessero preceduti.
San Biagio è il santo dei Miracoli amato da cattolici ed ortodossi!