San Clemente è stato il 4° vescovo di Roma con il nome di Papa Clementi I, spesso chiamato Clemente Romano per riconoscerlo dall’omonimo Alessandrino. Considerato un Padre della Chiesa, il suo pontificato è durato circa dal 92 al 97, e ancora oggi è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Si ritiene che Clemente fosse stato consacrato vescovo da Pietro stesso e poi da lui scelto per succedergli nell’ufficio ma che avesse rifiutato. In seguito, fu di nuovo scelto da papa Anacleto come suo successore, ventiquattro anni dopo.
Le sue origini e la sua vita sono oggetto di molte discussioni e poche certezze, tra chi lo riconduce alla persona dell’aiutante di Paolo di Tarso, chi con Tito Flavio Clemente martirizzato dall’imperatore Domiziano, suo cugino. Più probabilmente era invece un liberto o figlio di un liberto della famiglia imperiale. Si ritiene però che San Clemente fosse sposato con una nipote di Vespasiano, Flavia Domitilla, da cui ebbe due figli, la cui vita ci è sconosciuta.
Seppur il martirio di San Clemente viene già menzionato nel 400 circa da Tiranno Rufino, per la prima volta, gli atti apocrifi del suo martirio appaiono nel Pater Apostolici, derivato dagli studi di Jean-Baptiste Cotelier, del 1724. Stando a questi scritti, in cui la storia si mescola diffusamente con la leggenda, Papa Clemente I convertì Teodora, la moglie di Sisinnio, cortigiano di Nerva, che fu poi convertito a sua volta insieme a 423 persone di ceto elevato. Bandito da Traiano in Crimea, Papa Clemente I compì altri miracoli, convertendo le genti e portando con il suo operato all’edificazione di 75 chiese. Irato da quanto avvenuto, Traiano ordinò la morte di Clemente: il santo fu gettato in mare con un’ancora di ferro al collo. Come conseguenza, in seguito, il mare retrocesse di due miglia ogni anno, fino a rivelare un sacrario eretto per miracolo, in cui si trovavano le ossa del martire, permettendo così ai fedeli di recarvisi per pregarlo. Intento all’evangelizzazione dei popoli slavi, San Cirillo (868 circa) rinvenne in un tumulo delle ossa e un’ancora. Si credette subito che queste fossero le reliquie di San Clemente, tanto che Cirillo le riportò a Roma e lo stesso papa Adriano II le depose sotto l’altare maggiore della Basilica di San Clemente al Laterano (già dedicata al suo nome), assieme a quelle di Ignazio di Antiochia.
Tra i suoi scritti l’opera più riconosciuta e autentica è la Lettera alla Chiesa di Corinto, mentre altri, come le Lettere di Clemente sono di dubbia assegnazione. Nella Prima lettera di Clemente indirizzata alla Chiesa di Corinto, il santo spingeva i membri della Chiesa corinzia alla concordia, rimproverando i personalismi e le ambizioni dei singoli. Questa lettera ha fornito molti importanti conoscenze riguardo la vita delle prime comunità cristiane. La sua importanza venne presto riconosciuta, tanto che fu inserita nel Codex Alexandrinus, considerata dalla Chiesa Siriaca fra gli scritti canonici.
In genere, San Clemente viene rappresentato come un papa con un’ancora (oggetto del suo martirio) e un pesce (tradizionale simbolo del cristianesimo). Oltre a questi elementi a volte si trovano nelle sue raffigurazioni una pietra miliare, una fontana, un libro o delle chiavi. Talvolta è raffigurato mentre giace in un tempio sul mare.
La Chiesa cattolica ha fissato il giorno della sua venerazione e memoria liturgia al 23 novembre, quando fu tumulato a Roma. Le chiese ortodosse lo ricordano invece il 25 novembre.