Gennaro è stato un vescovo e martire cristiano. Probabilmente nato a Napoli nella seconda metà del III sec fu eletto vescovo di Benevento dove svolse il suo mandato apostolico amato dai fedeli e rispettato dai pagani.
L’etimologia del suo nome diffuso soprattutto in Campania, risale dal latino “Ianuarius”, significa consacrato al dio Ianus, o anche nato nel mese di gennaio. La storia del suo martirio si inserisce nel contesto delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano.
Gennaro, saputo dell’arresto di un diacono di sua conoscenza, si recò con altri suoi amici in carcere per portargli conforto e, per esortarlo a resistere nella fede. Il giudice che fece arrestare il diacono, informato della sua presenza e intromissione, arrestò e condannò a morire in pasto a belve feroci anche Gennaro e i suoi compagni di fede. Il giudice proconsole responsabile della condanna poi, preoccupato dai disordini che si sarebbero venuti a creare dal popolo simpatizzante per i prigionieri, li fece decapitare improvvisamente il 19 settembre del 305 a Pozzuoli.
Si narra che una donna di nome Eusebia riuscì a raccogliere in alcune ampolle parte del sangue del santo e a conservarlo con cura e con venerazione; era infatti usanza dei cristiani del tempo cercare di raccogliere e conservare abiti o parti del corpo da venerare come reliquie dei martiri. Ad oggi le reliquie ed il sangue del santo sono custodite nella reale cappella del Tesoro di San Gennaro a Napoli.
San Gennaro è uno dei santi dell’antichità più venerato dai fedeli, sopratutto napoletani, canonizzato da Papa Sisto V nel 1586 era già considerato santo nel V secolo! La sua tomba divenne meta di continui pellegrinaggi per i prodigi che gli venivano attribuiti, come nel 472 quando a causa di una violenta eruzione del vulcano Vesuvio i napoletani chiesero la sua intercessione iniziando cosi ad invocarlo sempre più spesso durante le calamità naturali come terremoti ed eruzioni. Il culto di S. Gennaro aumentò talmente che egli diventò patrono della città di Napoli. Per i più devoti è possibile recitare le numerose preghiere, gli inni e le preghiere in dialetto napoletano che la tradizione conserva.
L’11 settembre, poi, inizia la novena di intercessione legata al santo che si conclude il 19 settembre giorno della sua festa. La venerazione di San Gennaro, rimasta vivace fino ai nostri giorni, è anche legata al misterioso prodigio della liquefazione del suo sangue raggrumato conservato in due ampolle, che tanto attira fedeli e curiosi da ogni parte del mondo. Detto prodigio sembra che avvenga tre volte l’anno, il primo sabato di maggio, il 19 settembre, ricorrenza della decapitazione, e il 16 dicembre in memoria dell’eruzione del vulcano Vesuvio del 1631, bloccata dopo le invocazioni di intercessione al santo. Una volta liquefatto il sangue rimane sciolto per tutti gli otto giorni successivi. Il prodigio, come racconta un diario dei canonici del Duomo di Napoli, non sempre avviene, a volte il sangue non si scioglie, a volte lo fa con ore e giorni di ritardo, a volte è stato trovato già liquefatto. Inoltre, questo prodigio “imprevedibile”, è stato oggetto di studi scientifici con i quali si è rilevata la presenza di emoglobina nel liquido, dunque di sangue. La liquefazione del sangue avviene ed è innegabile, anche se gli studi scientifici non sono stati in grado di dare alcuna spiegazione; né le tesi contrarie sono state mai provate. La chiesa stessa non si è pronunciata ufficialmente sul prodigio di San Gennaro, tuttavia tanti papi si sono recati a Napoli in omaggio al santo. Papa Francesco in visita a Napoli a marzo del 2015, davanti ad una folla di pellegrini e fedeli, dopo aver baciato l’ampolla e dopo essersi sciolto in parte il sangue, ha detto: “il sangue è metà sciolto, si vede che dobbiamo convertirci un po’ più tutti…”. Questo evento simbolico sta a significare quanto la testimonianza di fede dei martiri e dei santi continui a riscaldare tutto il corpo mistico della chiesa, testimonianza nata prima di tutto dal sangue del Santo dei santi: Cristo crocifisso.