Luigi Gonzaga, figlio primogenito dei Gonzaga e di Marta Tana di Chieri, nacque il 9 marzo 1568 nel castello di Castiglione, la residenza familiare.
Venne battezzato nella chiesa dei Santi Nazario e Celso, prendendo il nome del nonno. Era il primo di otto figli ed ereditò il titolo di marchese.
Come primogenito intraprese l’educazione della vita militare. Tuttavia ancora molto giovane a otto anni si sentì chiamato a consacrare la vita al Signore. Intensificò la sua preghiera pregando sulle ginocchia ogni giorno l’Ufficio della Madonna e i sette Salmi penitenziali.
Trasferitosi a Firenze nel 1576, a causa di un’epidemia diffusasi nel feudo, fece voto di castità nella basilica della Santissima Annunziata. Tre anni dopo rinunciò al titolo di marchese di Castiglione in favore del fratello Rodolfo.
Ricevuta la Prima Comunione da Carlo Borromeo, negli anni seguenti intraprese lo studio delle lettere, delle scienze e della filosofia, senza tralasciare anche testi spirituali e relazioni missionarie.
In contrasto con la volontà del padre, che lo spingeva a frequentare la vita di corte, Luigi maturò la decisione di entrare nella Compagnia di Gesù, a Roma, cosa che fece nel 1585 all’età di 17 anni.
Proseguì così gli studi di teologia e filosofia, avendo tra come insegnante e guida spirituale San Roberto Bellarmino. Lasciò Roma nel 1589 per dirimere una questione familiare legata alla successione del marchesato di Solferino, nella quale erano coinvolti il fratello Rodolfo e lo zio Alfonso, ma vi fece ritorno nel maggio dell’anno seguente.
In quell’anno si diffusero a Roma diverse malattie infettive che portarono alla morte migliaia di persone, inclusi i papi Sisto V, Urbano VII e Gregorio XIV. In questa circostanza Luigi, assieme ad alcuni confratelli gesuiti, si adoperarò per prestare assistenza ai più bisognosi, ma essendo lui malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi con nessun segno di contagiosità.
Un giorno però, si imbatté per strada in un appestato che chiedeva aiuto, senza esitare se lo caricò sulle spalle per portarlo all’ospedale della Consolazione. Morì pochi giorni dopo, a soli 23 anni. Le sue spoglie sono tumulate nel magnifico altare barocco di Andrea Pozzo e Pierre Legros, presso la chiesa di Sant’Ignazio a Roma.
Nella basilica a lui dedicata a Castiglione delle Stiviere è custodito il suo cranio, mentre la mandibola è conservata presso la Chiesa Madre di Rosolini a Siracusa.
Venne beatificato nel 1605 e proclamato santo nel 1726 da papa Benedetto XIII, che lo dichiarò anche «protettore degli studenti» nel 1729. Venne proclamato patrono della gioventù cattolica da papa Pio XI nel 1926 e nominato patrono dei malati di AIDS da Giovanni Paolo II nel 1991.