San Marco Evangelista

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Il 25 aprile coincide con la ricorrenza della festa di San Marco Evangelista.

Secondo un’antica testimonianza del II secolo di Papia di Gerapoli e riportata da Eusebio nel suo scritto Storia della Chiesa, Marco era stato l’interprete di Pietro. Dunque, secondo questi ed altri scritti, Marco fu discepolo di Pietro e scrisse il breve Vangelo, ascoltando i racconti dell’Apostolo. Proprio Pietro nella prima lettera scrive di Marco e del suo affetto per lui tanto da chiamarlo figlio mio, 1Pt 5,13.

La storia e la vita di Marco, il cui nome ebraico è Giovanni, si intreccia con quella degli Apostoli ma soprattutto con quella di Gesù, il Figlio di Dio. Secondo alcune ipotesi Marco risulta essere lo stesso giovanetto che seguì da lontano la cattura di Cristo nell’orto degli ulivi: Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo”. Mc 14,50-52.

Marco seguì anche gli Apostoli Paolo e Barnaba nella loro spedizione apostolica a Cipro, in Atti 13,5:Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con sé anche Giovanni come aiutante e poi giunto a Perge, in Panfìlia, egli abbandonò la spedizione per tornare, solo, a Gerusalemme, da sua madre. “Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme”. Mc 13,13.

In seguito, in Atti 15,37.39, Marco partì con il cugino Barnaba per Cipro: Barnaba voleva prendere con loro anche Giovanni, detto Marco…Barnaba, prendendo con sé Marco, s’imbarcò per Cipro”.

Qualche anno più tardi, lo si ritrova in compagnia di S. Paolo come collaboratore per il Regno di Dio, Col 4,10 e ss, e poi con Pietro, come indicato in 1Pt 5,13.

Non vi sono notizie certe sulla data e sul luogo della morte dell’Evangelista ma secondo lo scrittore greco e padre della chiesa Eusebio di Cesarea, Marco morì ad Alessandria d’Egitto come martire e il suo corpo fu trascinato per la città. Parte delle sue reliquie sono conservate nella Basilica intitolata al Santo, a Venezia di cui San Marco è il patrono.

Tutti e quattro gli evangelisti vengono simbolicamente rappresentati da un’icona, specialmente nell’arte pittorica e scultorea. Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, attraverso visioni profetiche, vengono descritti quattro esseri viventi: un leone, un vitello, un uomo e un’aquila che ripetono giorno e notte Santo è il Signore Dio l’Onnipotente, Ap 4,7. Secondo la tradizione dei Padri della Chiesa il simbolo di San Marco è il leone, in riferimento al fatto che, nel Vangelo di Marco, Cristo profetizza numerose volte la sua risurrezione: Mc 8,31; 9,9; 9,31; 10,34; 14,28. E il leone come simbolo di fortezza, rappresenta la risurrezione. Il Vangelo di Marco inizia poi con la voce di San Giovanni Battista che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, e lo fa in modo simile ad un ruggito di un leone, preannunciando agli uomini la venuta di Cristo.

Poco si conosce del rapporto amicale tra Pietro e Marco ma secondo gli studi moderni e la tradizione, il Vangelo di Marco è una riproduzione dei racconti di S. Pietro, la cui fonte è la parola stessa dell’Apostolo, che conserva di Gesù la genuina memoria.

Dunque si conosce l’autore del Vangelo soprattutto tramite il suo scritto e, dal suo lavoro letterario, è possibile risalire al Signore.

San Marco, nel suo Vangelo, delinea e descrive anche la figura del principe degli Apostoli nei suoi fallimenti e nelle sue fragilità e non solo nelle sue fedeltà. Come quella di Pietro anche la persona di Gesù non è idealizzata o fantasiosa ma reale, concreta, vissuta e vista dagli occhi di un testimone.

Il Vangelo di Marco ci offre un’immagine di Gesù sincera e viva, umile e fedele il cui scopo è quello di affermare la vera identità di Gesù di Nazareth.

L’intuizione e la creazione del genere letterario “vangelo”, dal greco euanghelion che significa buona notizia, la si deve a Marco, che ha scelto di raccontare la vita, le parole e soprattutto i gesti di Gesù. Il Vangelo comincia come un atto di fede, Mc 1,1: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” e prosegue: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»”.

Il Vangelo di Marco è anche il Vangelo della croce nel senso che tutto lo scritto è finalizzato alla vicenda di Gesù che morendo in croce rivela la sua vera identità.

Il vangelo di Marco è il Vangelo dei gesti di Gesù: la ricchezza dell’evangelista sta nel descrivere la scenografia e i gesti, i miracoli che Gesù fece. Lo scopo è arrivare alla confessione di fede attraverso la quale si annuncia la salvezza per tutti grazie alla morte e risurrezione del Signore. Il Vangelo di Marco viene anche chiamato del segreto messianico perché in esso si inserisce una reticenza di Gesù nel proclamarsi messia. Egli si mostra attraverso gesti e fatti a tutti coloro che credono in Lui. Il Signore è il messia che passa attraverso la morte e la risurrezione e, la sua messianicità è rovesciata, perché Egli, prima di risorgere e ascendere al cielo, sarà innalzato sulla croce.

Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era FIGLIO DI DIO!»”. Mc 15,39.

 

 

 

Autore: Ilaria Crocioni

Nata a Torino, Laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino. Specializzazione in Direzione delle Imprese. Già assistente di stage giornalista Rai per la sede di NYC. Studiosa in Scienze religiose.