San Marco Evangelista, il leone che ruggisce la Parola di Dio

di Pubblicato in Approfondimenti, Eventi, News, Ricorrenze Religiose


San Marco Evangelista, figura affascinante e profonda, è uno di quei santi che sembrano sempre sullo sfondo della storia sacra, ma che in realtà hanno avuto un ruolo centrale, decisivo, nella diffusione del Vangelo e nel radicamento della fede cristiana. Si festeggia ogni anno il 25 aprile, una data che per molti suona familiare per motivi civili, ma che nel calendario liturgico brilla per onorare proprio lui: Marco, l’autore del secondo Vangelo, discepolo di Pietro, evangelizzatore delle genti e, secondo la tradizione, primo vescovo di Alessandria d’Egitto.

Parlare di San Marco è come affacciarsi su uno di quei quadri antichi dove ogni dettaglio rivela un intreccio di storia e spiritualità. Si dice che Marco, il cui vero nome era Giovanni Marco, fosse nato a Gerusalemme, in una famiglia che aveva già respirato da vicino l’aria fresca del cristianesimo nascente: la sua casa, secondo gli Atti degli Apostoli, era uno dei luoghi di ritrovo dei primi cristiani, tanto che è plausibile pensare che proprio tra quelle mura Marco abbia incontrato gli apostoli e ascoltato per la prima volta il racconto vivo della vita di Gesù.

Ma ciò che rende Marco unico tra gli evangelisti è il suo essere, per così dire, “testimone di seconda mano” e al tempo stesso di prima scelta. Marco non fu uno dei Dodici, non camminò fisicamente al fianco di Gesù durante il ministero terreno, ma fu discepolo e interprete dell’apostolo Pietro, che per lui fu come un padre spirituale. Pietro, pescatore trasformato in pastore d’anime, trovò in Marco una mano fedele, capace di mettere per iscritto tutto ciò che la sua voce narrava con passione e memoria viva. Il Vangelo secondo Marco, infatti, si distingue per uno stile essenziale, diretto, senza fronzoli, quasi impaziente di arrivare al cuore dell’ascoltatore: sembra di leggere il racconto di un uomo che ha visto con i propri occhi, o meglio, che ha ascoltato dalla viva voce di chi c’era, senza aggiungere nulla di superfluo, ma nemmeno togliere nulla di essenziale.

La tradizione ci racconta che, dopo aver accompagnato Pietro e Paolo in alcune missioni, Marco partì per l’Egitto, dove fondò la comunità cristiana di Alessandria, una delle più antiche e prestigiose Chiese del cristianesimo. In Egitto, Marco si trovò in un contesto difficile, circondato da una cultura antichissima, da religioni ben radicate e da una filosofia affilata, ma con la pazienza e la forza tipica di chi crede fino in fondo, riuscì a piantare il seme del Vangelo, dando vita a quella che sarebbe diventata una delle culle del pensiero cristiano nei secoli a venire.

San Marco, inoltre, ha una particolarità simbolica che pochi santi possono vantare: è rappresentato da un leone. Quel leone che troviamo sulle bandiere, sui mosaici, sulle facciate delle chiese, in particolare a Venezia, dove la sua immagine è ovunque. Perché proprio un leone? Qui la storia si intreccia con la simbologia cristiana: il leone richiama il coraggio, la regalità, ma anche quel grido possente che, nel Vangelo di Marco, sembra risuonare fin dalle prime righe, dove la narrazione parte senza preamboli con l’annuncio di Giovanni Battista, la “voce di uno che grida nel deserto”. Il leone, insomma, è l’emblema di un Vangelo che non sussurra, ma proclama, con forza, la Buona Novella.

E poi c’è Venezia, la città che ha fatto di Marco il suo santo patrono e custode. La leggenda racconta che le spoglie del santo furono trafugate da Alessandria d’Egitto da due mercanti veneziani nel IX secolo, nascosti sotto carichi di carne di maiale per sfuggire ai controlli musulmani, e trasportati fino alla Serenissima, dove vennero accolti con grande solennità e dove venne costruita la Basilica di San Marco, uno dei capolavori assoluti dell’arte cristiana. Da allora, la figura di San Marco si lega a doppio filo alla storia di Venezia, non solo come protettore, ma come simbolo della sua anima marinara e missionaria, di città che guarda oltre l’orizzonte, proprio come il Vangelo guarda oltre il visibile.

San Marco, quindi, non è solo un nome tra tanti nel calendario: è un testimone silenzioso ma incisivo, uno scrittore che ha preferito la concretezza all’ornamento, un evangelizzatore che ha saputo portare la parola di Cristo in terre complesse, un santo che continua, ancora oggi, a parlarci di coraggio, di fede vissuta con sobrietà e forza, e di quella bellezza antica che sa rinnovarsi ogni volta che qualcuno apre il suo Vangelo e lascia che le sue parole risuonino nel cuore.

Autore: Redazione

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