Uno dei dodici apostoli, fu protagonista di un noto episodio del Nuovo Testamento riportato nel Vangelo secondo Giovanni in cui dubitò della risurrezione di Gesù per poi riconoscerlo una volta risorto.
La sua incredulità si è trasformata in una benedizione pronunciando “Mio Signore e Mio Dio” diventando il primo uomo ad associare la parola “Dio” a Gesù.
Sempre in Giovanni ci viene narrato di come Tommaso sia determinato nel dire “Andiamo anche noi a morire con lui” quando gli altri discepoli si opposero alla decisione di Gesù di tornare in Giudea dove era stato lapidato precedentemente dagli ebrei.
Nell’Ultima Cena Tommaso prese la parola esclamando “Signore, noi non sappiamo dove tu vada, e come possiamo conoscere la via” sentendosi rispondere da Gesù “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno va al Padre se non per me”.
Visse per sette anni nella città mesopotamica di Babilonia, fondando la prima comunità cristiana per poi lasciarla sotto la guida del discepolo Taddeo di Edessa, per continuare la sua missione evangelizzatrice.
Una volta arrivato in India nel 52, trovò una fiorente colonia ebraica che fu convertita al cristianesimo per poi rivolgersi a molti indiani, appartenenti a caste superiori, che vennero Anch’Essi convertiti.
Successivamente si recò in Cina per diffondere il Vangelo, per poi ritornare in India nella costa sudorientale dove morì.
Negli Atti di Tommaso, testo gnostico risalente al III secolo, si racconta che Tommaso fu ucciso da una lancia per ordine del re Misdaeus mentre nel Milione di Marco Polo la sua morte viene descritta come un incidente.
Il martirio avvenne nel 72 in una collina nei pressi dell’attuale Chennai, capitale del Tamil Nadu.
Le sue reliquie sono conservate in una teca di oro massiccio presente nella Basilica a lui dedicata nella città di Ortona, in Abruzzo.
Secondo il racconto di uno scrittore ortense del XVI secolo, il capitano di galea Leone Acciaiuoli, dopo aver combattuto in mare con i suoi commilitoni, trafugò dall’isola greca di Chios, il corpo dell’Apostolo e la pietra tombale, per poi far ritorno sulla costa abruzzese.
All’epoca Chios rappresentava un territorio di guerra molto ambito, dove la flotta ortense si era recata per combattere.