Atanasio, detto il Grande, fu un teologo e vescovo greco antico. Atanasio diventò l’ottavo Papa della Chiesa copta, che rappresenta la massima carica del Patriarcato di Alessandria d’Egitto. Nacque ad Alessandria d’Egitto nel 235, nelle chiese copte viene venerato come un santo, mentre nella Chiesa cattolica è riconosciuto tra i grandi dottori della Chiesa.
Pochi anni dopo la sua nascita si perpetrò ad Alessandria d’Egitto la grande persecuzione contro i cristiani ad opera dell’imperatore romano Diocleziano. La sua morte avvenne quando ancora l’impero romano non aveva adottato il Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero romano.
Atanasio si formò in ambiente alessandrino dove esisteva una solida scuola cristiana, cominciando la carriera ecclesiastica come segretario del vescovo Alessandro. Tutta la sua vita è legata allo sforzo che in quegli anni fece la chiesa per uscire dalle persecuzioni ed emergere contro le eresie sul dogma Trinitario, che Atanasio difese con tutte le sue forze.
Da diacono andò con il vescovo Alessandro al primo Concilio di Nicea del 325 per discutere su l’eresia di Ario, il quale metteva in dubbio la natura divina di Gesù Cristo. Il Concilio in quell’occasione elaborò una definizione dogmatica relativa alla fede di Dio, ovvero “consustanziale al padre”, quindi della stessa sostanza. Frase che tuttora costituisce la base dogmatica del Cristianesimo. Contro l’eresia di Ario che sosteneva il Figlio una creazione del Padre, negando quindi la divinità di Cristo.
Durante tutta la vita Atanasio difese i principi stabiliti dal Concilio di Nicea e proprio per questo motivo venne condannato all’esilio. L’affetto del suo popolo che arrivò a prendere le armi non fu sufficiente per sottrarlo all’esilio.
Atanasio è autore degli scritti storici: Vita di Antonio e Vita di Sincletica, anche se qualcuno vuole attribuire quest’ultima opera a Policarpo asceta.
L’esilio di Atanasio terminò solo quando, alla morte dell’imperatore Costanzo, venne nominato l’ imperatore Giuliano, che con il suo editto di tolleranza nei confronti di tutte le fedi e delle confessioni religiose, permise a tutti i vescovi cristiani di fede non ariana di tornare dall’esilio.
Atanasio ebbe così l’occasione di tornare ad Alessandria e riprendere possesso della sede vescovile. Con il concilio d’oriente del 362 terminarono tutte le controversie dogmatiche, riconfermando i decreti del Concilio di Nicea. Atanasio morì ad Alessandria d’Egitto il 2 maggio del 373.
Il suo corpo fu sepolto inizialmente ad Alessandria, poi la salma fu traslata a Venezia nel medioevo. Il santo venne di nuovo reclamato nella sua terra d’origine dove avvenne la traslazione in seguito alla richiesta nel 1973 del Patriarca copto di Alessandria, Shenouda III, che l’allora Paolo VI approvò. Oggi il corpo di san Atanasio riposa nella chiesa di San Marco, ad Alessandria.
Nella Chiesa cattolica lo si festeggia il 2 maggio, data della sua morte.