Santa Agnese – 21 gennaio

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Sant’Agnese è una delle sante più conosciute e venerate tra i cristiani (in particolare a Roma), nonostante è ormai accertato che le fonti che ci hanno tramandato la sua storia sono incerte quando non contraddittorie. Alcuni punti sicuri riguardo la figura di Santa Agnese sono l’origine greca del nome, che significa pura, casta, sacra, ad indicare lo stato di integrità della fanciulla, la cui morte avvenne intorno ai 12 o 13 anni, nel giorno 21 gennaio, quando scelse il martirio per irremovibile volontà di professarsi cristiana e non rinnegare la sua fede. Infine, si concorda che il luogo in cui è stata sepolta sia in via Nomentana, a Roma, nel punto in cui ancora oggi sorge propria la Basilica di Santa Agnese. Oltre a queste certezze, poco altro è sicuro, anche se si presuppone che il suo martirio si avvenuto tra il 303 e il 304 d.C., nel periodo delle persecuzioni ai cristiani operate da Diocleziano.

Il resto deriva da numerose tradizioni che tramandano in vari modi la storia della santa. Tra le principali fonti in cui possiamo trovare la storia di Santa Agnese, troviamo:
– il carme scolpito sulla grande lastra di marmo murato sulla parete est dello scalone che porta alla basilica sorta in suo nome, nei pressi della vetrata d’ingresso e fatto incidere da Papa Damaso (366-384). Agnese sarebbe stata condotta nuda al rogo, e durante la crudele pena fu coraggiosa e penso solo a coprirsi il corpo con la folta chioma, in un estremo atto pudico. Eppure le ossa di Santa Agnese non mostrano segni di bruciature;
– il De virginibus e l’inno Agnes beatae virginis scritti da Sant’Ambrogio (337-397), che raccoglie le tradizioni orali che volevano la fanciulla costretta ad adorare dei pagani da un tiranno che la voleva in sposa. A questo destino, Agnese preferì il martirio. In questo caso la morte giunse per mezzo della spada del boia, ma anche S. Ambrogio racconta della pudicizia della giovane, che tenta di coprirsi le nudità, ma con una veste e non con i capelli;
– l’inno XIV del Peristephanon (405) scritto dal poeta cristiano spagnolo Prudenzio (340-405), secondo cui la giovane fu esposta in un postribolo. Nessuno pareva avere il coraggio di guardarla, tranne un giovane malintenzionato, i cui intenti libidinosi furono fermati da una luce accecata, inviata dall’angelo che serviva Agnese come suo difensore. Il martirio in questo caso è descritto tramite decapitazione.
– il testo agiografico del V secolo Passio latina, basato sulla tradizione popolare e che riporta la Passio Sanctae Agnetis, dove la fanciulla è preda delle mire del figlio del Prefetto di Roma, a cui lei resiste. La conseguente esposizione al postribolo, fu preceduta dal riconosciuto gesto pudico del coprirsi, dopo il denudamento forzato;
– la Passio greca, sempre del V secolo, in cui si racconta il martirio della santa, qui rappresentata come una donna adulta che raccoglie attorno a sé altre matrone, ed una volta scoperta dal Prefetto mandata al postribolo, da cui però esce illesa.

Quale che siano i dettagli a noi mancanti della storia di Santa Agnese, di certo il martirio di una bambina, anche nella cruenta epoca in cui visse, riuscì facilmente a scuotere le coscienze dei fedeli, che ne tramandarono il sacrificio e la forza di volontà nel voler restare casta e pura fino all’estremo sacrificio.

Autore: Redazione