Santa Cecilia fu una nobile romana, vissuta tra il 2° e il 3° secolo, che si convertì al cristianesimo, diventando simbolo di purezza e virtù. Il giorno in cui morì vergine e martire viene fatto risalire al 22 novembre (del 230), data in cui ancora oggi viene ricordata e festeggiata. Oltre a Maria Vergine, solo lei e altre sei sante sono ricordate per nome nel Canone della Messa.
Di nobile nascita, Cecilia finì in sposa a Valeriano, ma la storia racconta che il giorno delle nozze una musica si levasse dalla sua casa, accompagnando il canto della giovane che pregava “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Riferito il suo voto al suo futuro sposo, si convertì al cristianesimo, ricevendo il battesimo per mano di Papa Urbano I, proprio la prima notte di nozze. La mitologia vuole poi che Valeriano la ritrovasse prostrata in preghiera e con un giovinetto al suo fianco, che si professava come l’angelo incaricato di vegliare sulla ragazza. Quando l’uomo chiese una prova di questo, l’angelo fece comparire due corone di fiori, per posarle sulla testa dei due sposi. Valeriano allora pregò ed ottenne dall’angelo che la stessa grazia fosse donata anche al fratello Tibuzio.
Infrangendo la proibizione di seppellire i cadaveri dei cristiani, i due fratelli orami convertiti finirono agli arresti. Convertirono l’ufficiale Massimo, incaricato dell’arresto e non rinnegarono la loro fede neanche dopo le atroci torture e la minaccia di morte, che venne quindi attuata per decapitazione. I tre (anche Massimo ebbe simile sorte a causa della sua conversione) sono venerati come Santi il 14 aprile. Cecilia pianse e pregò sulla tomba dei tre virtuosi uomini, ma a sua volta venne arrestata dallo stesso giudice Almachio, responsabile delle precedenti atrocità e condannata a morte per rogo. Si narra che Santa Cecilia “invece di morire cantava le lodi al Signore”. La pena fu quindi convertita in morte per decapitazione, e nonostante il boia la attuò con i consueti tre colpi richiesti dalla legge, la ragazza rimase viva, seppur agonizzante, per altri tre giorni. Papa Urbano I si occupò di far portare il corpo della giovane nelle catacombe di San Callisto, per offrirle degna sepoltura. Anche qui storia e racconto si mischiano, portando Papa Urbano I ad essere considerato testimone del martirio che “seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto”. La chiesa si ritiene essere l’attuale Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, infatti risalente alla prima cristianità e considerata la più importante a lei consacrata. Nella Basilica si trovano oggi le sue spoglie, fatte portare nel sacro edificio da Papa Pasquale I, nel 821.
Durante il 1599 la basilica fu restaurata per prepararla al Giubileo del 1600, e i lavori portarono alla luce un sarcofago con il corpo di Cecilia ancora incorrotto. Il supervisore dei lavori, il cardinale Paolo Emilio Sfondrati, ordinò a Stefano Maderno una statua per riprodurre nel modo più fedele l’aspetto e la posizione del corpo di Santa Cecilia: la statua si trova ancora oggi sotto l’altare centrale della basilica.
Ad oggi la popolarità di Santa Cecilia è dovuta sicuramente anche al ruolo di protettrice dei musicisti, anche se questo ruolo di patrona della musica è incerto nelle motivazioni ed è documentato soltanto a partire dal tardo Medioevo. La leggenda vuole che Santa Cecilia sia considerata la protettrice dei musicisti, proprio dall’episodio della musica che si accese nella sua casa il giorno precedente alle nozze. Quale che sia il motivo, ormai la figura della vergine martire è legato strettamente alla musica, tanto che nel diciannovesimo secolo, sorse su sua ispirazione il cosiddetto Movimento Ceciliano, a cui aderirono studiosi, musicisti e liturgisti, che volevano distanziare la musica sacra dall’influsso della musica popolare e del melodramma. Il Movimento si diffuse in Italia, Francia e Germania, e grazie ad esso sorsero scuole e associazioni legati al nome di Santa Cecilia. Numerosissime le opere a lei dedicate da musicisti, pittori, scultori da artisti famosi, nel corso dei secoli. Basta pensare che anche Antonello Venditti nel 2011 si ispira a lei per la canzone Cecilia del suo album Unica.