Una delle sante più note e venerate in tutto il mondo, la santa delle cause impossibili, cioè di quelle situazioni per cui non c’erano più speranze e che con la sua intercessione, tante volte si sono miracolosamente risolte, ha la particolarità di essere stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte e proclamata santa a 453 anni dalla morte, anche se la sua salma non venne mai sepolta per il continuo giungere dei pellegrini che recavano in dono degli ex voto per aver ricevuto delle grazie.
Margherita Lotti, da subito chiamata semplicemente Rita, nasce in Umbria a Roccaporena, Cascia, nel 1381 da una famiglia benestante. I suoi genitori, Antonio Lotti e Amata Ferri svolgono a Cascia la funzione di “pacieri”, gli attuali “mediatori civili”,nel delicato equilibrio politico del tempo, continuamente logorato dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fatte di faide e vendette famigliari.
I numerosi prodigi che riguardano la santa hanno inizio prima della sua nascita: si narra che la mamma, già avanti con l’età, abbia avuto la visione di un angelo che le annunciava la gravidanza e che avrebbero dovuto chiamare la bambina Rita.
A soli 5 giorni di vita, mentre la piccola riposa all’ombra di un albero, uno sciame di api le circonda la testa senza pungerla, anzi alcune di esse entrano nella bocca aperta depositandovi del miele. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano e stava correndo a Cascia per farsi medicare, passando davanti al cestello si mise a scacciare le api e man mano che scuoteva le braccia, la ferita si rimarginava fino a guarire completamente.
Presso gli agostiniani Rita riceve un’istruzione impregnata della devozione medievale e quindi incentrata sul desiderio del cuore di imitare l’umanità di Cristo.
Di Rita s’ innamora il giovane ghibellino Paolo di Ferdinando di Mancino, che porta dentro di sé le ferite di un’educazione fatta di ira e acredine: la moglie lo aiuterà a vivere una vita cristiana più autentica. Gli sposi ricevono in dono due figli gemelli: Giangiacomo e Paolo Maria.
Intorno al 1406 Paolo viene assassinato nei pressi della dimora famigliare e spira tra le braccia della moglie che è corsa fuori per soccorrerlo. Rita in cuor suo perdona gli assassini del marito e nasconde immediatamente la camicia insanguinata per evitare che i figli cadano vittima del rancore e del risentimento e che decidano di vendicare la morte del padre o che vengano uccisi. Anche per questo motivo Rita non rivela l’identità degli assassini del marito e questo allontana da lei i parenti del marito. La sua preghiera costante a Dio è che i figli non cadano nel circolo di sangue della vendetta e che li prenda Lui con sé piuttosto che ciò accada. Giangiacomo e Paolo Maria muoiono a distanza di poco tempo, per una malattia.
Rita rimasta sola, si dedica ancora più intensamente alla preghiera entrando sempre più intimamente nel mistero del Cristo sofferente e inizia a recarsi allo Scoglio di Roccaporena.
All’età di circa 36 anni chiede di entrare al Monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena per diventare la sposa di Cristo, ma viene rifiutata diverse volte,forse perché una parente del marito è monaca in quel monastero e l’ingresso di Rita provocherebbe delle tensioni.
Nel 1417 accade il miracolo: Rita si sente chiamare da San Giovanni Battista che le indica lo Scoglio di Roccaporena:
“Vieni Rita, mia cara, è tempo che tu realizzi il tuo desiderio di entrare nel monastero dal quale più volte sei stata scacciata».
Lì, le appaiono anche gli altri due suoi protettori ,Sant’Agostino e il Beato Nicola da Tolentino, che la conducono in volo dentro all’oratorio dove le monache all’alba sarebbero andate a cantare le lodi.
Riceve così l’abito monastico che indosserà per 40 anni, fino alla sua morte. Anche in monastero i fatti prodigiosi continuano: durante il noviziato la Badessa, per provare la sua obbedienza, le fa piantare e annaffiare ogni giorno una pianta ormai secca che si trova nel giardino. Rita con umiltà e prontezza attinge ogni giorno l’acqua dal pozzo che tutt’oggi si trova accanto alla vite e annaffia l’arido legno: il Signore la premia facendo rifiorire la vite, quella attualmente presente in monastero ha più di 200 anni!.
Nel 1432, mentre è raccolta in un’intensa preghiera, chiede al Signore di poter partecipare alle sue sofferenze e in quel momento una spina si stacca dal Crocifisso (solamente dipinto) e le penetra nella fronte. Rita porterà sempre questa piaga che si rimarginerà solo in due occasioni: durante un pellegrinaggio a piedi verso Roma (riaprendosi al suo ritorno a Cascia) e dopo la sua morte.
Visse nell’umiltà e nell’obbedienza, seguendo i principi evangelici in modo rigoroso, praticando numerose penitenze come l’uso del cilicio, il digiuno a pane ed acqua e passando spesso la notte in preghiera meditando la Passione del Signore.
Alcuni mesi prima della sua morte, gravemente ammalata, Rita chiede al Signore un segno, la conferma che l’offerta di tutta la vita al Signore in espiazione dei peccati dei suoi cari sia stata accolta: chiede ad una sua parente di passare nel suo orto di Roccaporena a cogliere una rosa e due fichi, sebbene sia gennaio e tutto sia coperto di neve. La donna va e trova quanto richiesto. Rita è nella gioia: il marito e i due figli sono in Paradiso vicino a Dio.
Nella notte tra il 21 e il 22 maggio del 1447 “nasce al Cielo” e le campane del Monastero iniziano misteriosamente a suonare a festa richiamando i cittadini a salutare la suora morta in odore di santità (ancora oggi, a ricordo di questo evento, si fa una fiaccolata mentre un atleta giunge con la fiaccola sul sagrato della Basilica).
Il primo miracolo da defunta avvenne proprio prima del funerale, quando il falegname, Cicco Barbari, che aveva perso l’uso delle mani da poco tempo, vedendo la salma della monaca, disse:
“Oh, se non fossi ‘struppiato’, la farei io questa cassa!” e guarì immediatamente. Per riconoscenza si incaricò di costruire la cassa.
Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all’interno della Basilica emani profumo di rosa.
A Cascia il mese di maggio è diventato negli anni sempre più ricco di celebrazioni in onore della santa: la prima domenica si celebra la giornata della vocazione famigliare; tutte le sere in occasione della novena i fedeli possono avvicinarsi all’urna che contiene il corpo mummificato e incorrotto della santa; la domenica che precede la festa, si porta in processione lo stendardo raffigurante la santa, in ringraziamento della protezione durante il terremoto del 1730; durante il Corteo Storico in costume, a cui partecipa tutta la cittadinanza, si rievoca la vita della santa e della gente del suo tempo.
Nel 1988 il Comune ha istituito il Riconoscimento Internazionale Santa Rita, alle donne che si sono fatte portatrici del messaggio della santa nel mondo, incarnando i valori del perdono, della pace, della solidarietà, della dedizione, della fede e dell’amore.
Il 27 giugno 2010 nelle vicinanze della città di Santa Cruz, in Brasile, è stata inaugurata la statua religiosa cattolica più grande al mondo, alta ben 56 metri (18 in più del Cristo redentore di Rio de Janeiro che in precedenza deteneva il record d’altezza): è dedicata proprio a Santa Rita da Cascia;