Fernando di Buglione nasce a Lisbona, in Portogallo, nel 1195 circa, da una famiglia di nobili origini. Entra a far parte dei frati dell’ordine degli Agostiniani e porta avanti i suoi studi di preparazione per diventare presbitero a Santa Cruz di Coimbra. Durante questi anni di formazione si dedica completamente allo studio delle scienze umanistiche e teologiche.
Nel 1219 San Francesco prepara una spedizione di missionari per predicare la fede in Cristo in Marocco. Sono più volte maltrattati, malmenati e minacciati per la loro predicazione. Continuano tuttavia a proclamare il Vangelo nelle moschee e per questo, infine, vengono decapitati.
I loro corpi vengono traslati nella chiesa agostiniana di Santa Cruz. Evento che contribuirà a far maturare, nel giovane don Fernando, il desiderio di entrare a far parte dei francescani di Assisi. Nel 1220 Fernando veste la tunica francescana prendendo il nome di Antonio. Decide di partire per il Marocco, dove verrà colpito dalla malaria che lo renderà cagionevole di salute per tutta la vita.
Successivamente apprende che S. Francesco, in occasione della Pentecoste, stava convocando un capitolo generale. Il famoso “capitolo delle stuoie”, riunendo tutti i frati in Assisi e lì ha modo di ascoltare il Santo umbro.
Nel 1223 gli viene chiesto di insegnare teologia a Bologna. Francesco avendo sentito parlare delle sue doti di predicatore, gli ordina di insegnare teologia ai frati. Unica condizione è di mantenere vivo il suo spirito di preghiera e di devozione. Antonio risiedendo a Padova, deve anche far fronte alle numerose ingiustizie compiute in quell’epoca.
Muore il 13 giugno del 1231 e viene sepolto a Padova nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini.
A poco meno di un anno dalla morte Papa Gregorio IX lo proclama santo; Papa Pio XII Dottore della Chiesa nel 1946.
Sant’Antonio rimane uno dei santi più amati e venerati della cristianità. La Basilica a lui dedicata, contenente i suoi resti. Meta di milioni di pellegrini devoti che vi si recano per rendergli omaggio per le sue numerose intercessioni presso il Signore e grazie ricevute. La Basilica è una delle più grandi al mondo e caratterizzata da numerose opere d’arte e affreschi.
Sant’Antonio è patrono dei poveri e degli affamati, è patrono del Portogallo, del Brasile, di numerose città italiane, spagnole e statunitensi, e della Custodia di Terra Santa.
A trentadue anni dalla sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura trova la lingua del santo incorrotta; oggi la reliquia è conservata nella cappella del Tesoro della Basilica Pontificia.
Già in vita, il Santo operò molti miracoli e la tradizione ci ha trasmesso quelli che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Tra questi ricordiamo il miracolo della mula che restò per alcuni giorni senza mangiare per poi inginocchiarsi davanti a Gesù Eucarestia invece di dirigersi a mangiare fieno.
E ancora quello dell’uomo avaro al cui funerale partecipò Antonio che urlò di non seppellirne il corpo perché privo di cuore. Fu cosi che i medici, aperto il petto del defunto, constatarono l’assenza di cuore. Rinvenuto, più tardi, nella cassaforte dove l’uomo teneva i propri soldi.
Sant’Antonio fu visto in più luoghi contemporaneamente, anche con Gesù bambino in braccio.
Egli continua ad intercedere presso Dio a favore di chi lo invoca con fede e gli chiede aiuto, quale amico speciale del Signore.