La Settimana Santa, ormai alle porte, condurrà i cristiani al trionfo della Pasqua, al trionfo prepotente della vita sulla morte, alla gioia della Risurrezione di Cristo. Nella città di Sora, i riti che si celebrano nel corso di queste intense giornate affondano nella storia e nelle tradizioni di un popolo dalla fede profonda, che sfocia nella devozione e in una religiosità assidua e di grande impatto emotivo.
Nei giorni precedenti la Domenica delle Palme, si trovano ancora per le strade della periferia e del centro città, gruppi di giovani e non solo che eseguono casa per casa, il suggestivo canto della passione, e ancora qualche giovanissimo gira ancora per il canto della palma: dopo la messa della mattina nelle chiese, soprattutto in periferia, si benedice un grosso ramo di ulivo – la palma – addobbato con nastri, santini, coroncine del rosario, e anche qui si parte a portare casa per casa la storia cantata della passione di Gesù, in un caratteristico intercalare di termini dialettali e lingua italiana.
Il Mercoledì Santo, la solenne messa crismale con il vescovo, durante la quale vengono offerti e benedetti gli oli sacramentali, ma i momenti più forti e suggestivi hanno luogo il Giovedì. Si inizia nelle parrocchie cittadine con la celebrazione della Messa in Coena Domini, durante la quale si fa memoria dell’istituzione della Eucaristia e la manifestazione del Messia venuto per servire, che si fa servo di tutti chinandosi, durante l’ultima cena, a lavare i piedi degli apostoli. Al termine della celebrazione, si prepara l’altare della reposizione. Impropriamente chiamato giro dei sepolcri, inizia nella serata del giovedì santo, il giro delle chiese dove dal tabernacolo viene adorato il Corpo di Cristo, che si è offerto in sacrificio per la salvezza degli uomini. Un’intera città si riversa sulle strade e le preghiere di un’umanità spesso ferita, piegata, ma che mai si lascia rubare la speranza, si mescolano al profumo dell’incenso che tra i fiori sale come intensa orazione. Le chiese aperte sono ricche di fiori, spesso riproducono le scene dell’orto degli ulivi o della tavola imbandita per l’ultima cena, e gruppi di giovani con la loro animazione fatta di canti e preghiere ancora più suggestivi nella penombra e nel silenzio, guidano la preghiera di chi si ferma anche solo per un istante in adorazione.
Fino a mezzanotte si protrae il viavai dei fedeli nelle chiese.. la città adagiata sulle sponde del Liri sembra addormentarsi, ma ecco che la quiete della notte viene squarciata alle ore 3,00 dal rullo del tamburo e dal secco suono della “taratrappola” che accompagnano la caratteristica processione del “tamburo”. Partendo da Santa Restituta, la processione attraversa tutto il centro cittadino, sostando davanti alle chiese, alle croci, a statue e cappelline votive, per dirigersi poi fino al cimitero per una breve preghiera prima di far ritorno a Santa Restituta.
Ed ecco iniziare la giornata del Venerdì Santo, con l’adorazione della Croce, preceduta dai colpi scuri alle 15 in punto, e la suggestiva processione dell’Addolorata e del Cristo morto, venerati nella chiesa di Santo Spirito, portati a spalla per le vie del centro dai confratelli della confraternita dell’Addolorata, in un lungo corteo aperto dalle confraternite cittadine che sfila tra ali di folla silenziosa. La processione si chiude in piazza Mayer Ross, dove a sovrastare la piazza ad anfiteatro, scenario suggestivo di un moderno Golgota, le croci che ricordano lo strazio terribile della morte di Cristo.
Ed infine il sabato, con la Veglia di Pasqua, celebrata nelle parrocchie e solennemente nella cattedrale, per ricordare a tutti attraverso i simboli pasquali che questa morte necessaria era solo un doloroso passaggio verso la straordinaria vittoria di Dio.
di Carla Cristini