La storia Il Santuario fu realizzato tra il 1491 e il 1498, per volere del Vescovo Domenico della Rovere, che commissionò i lavori all'architetto Meo del Caprina. Il Duomo venne costruito sull'area di tre chiese medievali dedicate al Salvatore, a San Giovanni Battista e a Santa Maria, una struttura compresa fra le mura romane. Nel 1667 Carlo Emanuele II di Savoia commissionò a Guarino Guarini una cappella per poter custodire la Sacra Sindone. Il Santuario In stile barocco, rivestita di marmi neri e completata da una cupola, la cappella venne edificata tra il vertice della navata maggiore del Duomo e l'appartamento del monarca. Il suo accesso è possibile grazie a due scaloni laterali, mentre sull'altare è posta l'urna contenente la reliquia. Nel 1720 venne sopraelevato il campanile di Sant'Andrea, progettato da Juvarra. La facciata della chiesa del Santuario ha una particolare caratteristica: è costruita in marmo anziché in cotto rosso, ed è composta da tre portali ornati e interno a tre navate con elementi gotici. Le cappelle laterali ospitano altari devozionali e in uno di questi spicca il polittico della Compagnia dei Calzolai di Martino Spanzotti e Defendente Ferrari. La storia della Sacra Sindone, invece, ha radici lontane, anche se la sua documentazione è completa a partire dalla metà del XIV secolo. Sul precedente periodo non si hanno fonti certe, ma solo ipotesi delle sue tappe: Gerusalemme, Edessa e Costantinopoli. Nel 1353 in un piccolo paese non lontano da Parigi il conte Geoffry I de Charny, cavaliere e uomo di fede, ne è il proprietario, che espone come reliquia della morte di Gesù. Dopo la sua scomparsa, la nipote Marguerite, rimasta vedova, è costretta a viaggiare per l'Europa; nel 1453, la donna, in cambio di denaro, cede la reliquia ai duchi di Savoia. La Famiglia Reale, consapevole del suo valore, la porta sempre con sè, posta in un cofano e ripiegata varie volte per occupare poco spazio. Il telo giunge, per la prima volta, in Piemonte nel 1478 e, nel 1498, a Torino. Nel 1502 la Sindone viene trasferita nella Sainte-Chapelle di Chambery. Un violento incendio la danneggia nel 1532; due anni dopo le suore Clarisse riparano le parti incendiate, rattoppandole con pezzi triangolari di tessuti di vario tipo e cucendola su una tela d'Olanda, per rinforzarne la struttura. Quando i francesi occupano la città, il Duca Carlo II è costretto ad abbandonare i suoi stati. In seguito, il Duca Emanuele Filiberto riporta la Sindone a Chambery, e poi a Torino, nel 1578. Viene posta nella Cappella di Guarini solo nel 1694. Durante i secoli la reliquia fu oggetto di numerose ostensioni sia pubbliche che private, e in una di queste, nel 1898, viene fotografata per la prima volta. La Sindone si mostra come il negativo fotografico di un'immagine, e conferma l'ipotesi che non si tratta di un falso pittorico. Molti studi e numerose supposizioni sono state fatte sulla natura del telo della Sindone, un lenzuolo di lino, tessuto a spina di pesce, che raffigura l'immagine frontale e dorsale del cadavere di uomo flagellato e crocifisso. Dalla fine dell' 800 inizia un esame critico del lenzuolo, sottoponendo il telo, nel corso del tempo, ad analisi sempre più precise grazie alle nuove tecnologie messe a disposizione. Il sudario, considerato come l'impronta lasciata da un corpo umano, raffigura un insieme di segni che rimanda, in modo significativo, alle stesse modalità descritte nel Vangelo per la crocifissione e la morte di Gesù di Nazareth. Purtroppo non ci sono ancora certezze sulla sua origine, poiché alcuni studi hanno dato pareri discordanti circa la sua provenienza. La ricerca rimane aperta...
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