San Gennaro visse tra la seconda metà del 300 e la fine dello stesso secolo. Nato a Napoli, Svolse il suo apostolato a Benevento, dove fu eletto vescovo, e grazie al suo carattere benevolo riuscì a farsi amare dalla comunità cristiana, quanto rispettare da quella pagana. Nonostante questo non riuscì a sfuggire alle persecuzioni anticristiane operate da Diocleziano, che lo fece giustiziare; la simpatia che il popolo mostrava verso di lui portò il proconsole Dragonio a decidere per una morte per decapitazione (più veloce e meno pubblica), piuttosto che condurlo all’anfiteatro per essere sbranato dagli orsi, come richiedeva la condanna. Era il 19 settembre del 305. Da allora il culto di San Gennaro non smise di crescere e consolidarsi tra i cristiani, con testimonianze che risalgono fino al V secolo. Già allora Gennaro era considerato “santo” in base all’antica usanza ecclesiastica, e la conferma della sua canonizzazione risale invece al 1586, per consenso di papa Sisto V. I napoletani iniziarono a pregarlo per intercessioni, già da alcuni anni dopo la sua morte, tanto che nel 472 aveva già sostituito San Agrippino vescovo come patrono della città.
Anche se alcune correnti di pensiero vorrebbero far risalire la data della primo miracolo del sangue di San Gennaro ai tempi di Costantino, la prima notizia certa di questo miracoloso evento risale al 17 agosto 1389, durante le celebrazioni per la festa dell’Assunta. In quell’occasione le ampolle in cui viene custodito il sangue di San Gennaro furono esposte al pubblico, e il liquido si mostrò liquefatto “come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo”, creando subito meraviglia e interesse nella popolazione che accorse in processione per assistere al miracolo.
Ancora oggi, le due ampolle sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della cappella del Tesoro di San Gennaro, fissate all’interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico. Una è piena del sangue per 3/4, mentre l’altra risulta semivuota a causa di Carlo di Borbone che, divenuto re di Spagna, ne sottrasse il contenuto e lo portò con sé. Sono tre le occasioni in cui la gente si raccoglie intorno al vescovo per assistere al miracolo del sangue di San Gennaro: la prima a maggio, poi a settembre (nel giorno della ricorrenza della morte del santo) e infine a dicembre. In ogni occasione, la città festeggia e celebra il proprio patrono con grandi onori e processioni. In genere, per la tradizione popolare, se il sangue si fa liquido è un segno di buon auspicio, viceversa si parla di cattivo presagio. Bisogna ricordare che, la Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto il fenomeno come miracoloso, pur approvandone la venerazione popolare.
La prima occasione dell’anno per assistere al miracolo del sangue cade nel sabato che precede la prima domenica di maggio, che nel 2019 sarà il 4, ovvero domani. Il busto di San Gennaro e le ampolle sue reliquie vengono portate in solenne processione dal Duomo alla Basilica di Santa Chiara in piazza del Gesù. La processione che avviene a maggio è anche conosciuta come “processione degli infrascati”, per l’usanza dei partecipanti apparenti al clero di coprirsi il capo con corone di fiori. Sopra lo stesso tronetto in cui è posta la teca con il sangue di San Gennaro si trova una corona proprio a memoria di questo. L’abate prelato della Cappella del Tesoro e la Deputazione che ha in cura le reliquie del santo accoglie in questa occasione il cardinale di Napoli, che apre la cassaforte per prelevarne le ampolle. Poi, davanti al Duomo, sul sagrato, vengono disposti i busti degli altri santi compatroni (che porta a chiamare la celebrazione anche “processione delle statue”). Dopo un breve momento di preghiera ha inizio la processione, che avviene nel pomeriggio e attraversa le strade del centro storico.