Potenza Picena, proclamata città di Maria nel 1465 ospita la Chiesa della Madonna delle Grazie nella quale emerge l’immagine della medesima.
Situata in prossimità di una delle porte di accesso del paese, rappresenta un luogo di culto importante per la storia dei potentini.
La devozione verso la Sacra Immagine della Vergine Maria è presente in alcuni comunali che già nel 1653 la danno come antica e quindi praticata da secoli.
Nello Statuto comunale del 1431 sotto il Papa Eugenio IV si fa menzione della posizione importante della Chiesa con la dicitura “Via Gratiarum” (Via delle Grazie).
Questo edificio religioso sorge su dei resti di una edicola votiva che fu ampliata verso i primi anni del 1500 per generosità di una nobile signora affinché si potesse celebrare la Santa Messa davanti all’affresco miracoloso.
Verso la metà del 1700 la cappella, ridotta in uno stato pietoso, venne chiusa totalmente al culto per la sicurezza dei fedeli molto assidui a tal punto che nel 1788 l’Arcivescovo di Fermo Mons. Andrea dei Conti Minnucci diede l’ordine di demolirla, utilizzando i resti per restaurare la Chiesa di San Giacomo.
Tale decisione, apparsa subito ingiusta e offensiva, fece provare al popolo un sentimento di dolore e di supplica, contrario alla distruzione del tempio.
Secondo le cronache del tempo, il cielo venne incontro alle volontà popolari attraverso il suono della campana per richiamare e unire tutti in cittadini addolorati per un tesoro che stavano per perdere.
Nei giorni successivi dopo altri miracoli avvenuti, molta gente spinta dal richiamo della Madre Maria, andò a sostare lungamente all’interno della cappella.
Tutti questi avvenimenti strepitosi spinsero Il Clero a rivedere le proprie decisioni a tal punto che si rivolse ad un Conte originario di Montesanto (così si chiamava Potenza Picena) Leandro Mazzagalli affinché prendesse la Chiesetta sotto il suo patronato e la restaurasse.
La trattativa andò a buon fine e il tempietto fu prontamente restaurato, ampliato e rinforzato con una inferriata di ferro battuto per poi essere riaperta al culto nel gennaio 1794 con l’appellativo di Mater Divinae Gratiae visto i numerosi miracoli avvenuti.
La città di Montesanto divenne così famosa in tutta la nazione italiana da rappresentare un meta molto importante per tutti i pellegrini e fedeli che donavano alla Vergine ex voto (anche alcune tavolette riproducenti i miracoli compiuti) in senso di devozione e riconoscimento.
L’incessante afflusso dei visitatori portò ad ulteriori lavori di ampliamento che durarono un paio di mesi nel 1872 fino alla benedizione del nuovo Santuario, avvenuto nello stesso anno, per mano della Curia Arcivascovile di Fermo.
Già 6 anni prima della solennissima incoronazione della Vergine e del Santo Bambino, il Clero locale iniziò ad animare il popolo con le preparazioni di tutto quello che occorreva.
Così nella sera del 18 Luglio 1894 giunsero in città l’Arcivescovo di Fermo seguito dai Vescovi di Macerata accolti da entusiastiche celebrazioni popolari.
Dopo quattro giorni di sacre funzioni e festeggiamenti civili, l’Eminentissimo Porporato assistito da due Vescovi e da numerosi sacerdoti, suore e confraternite, si recò nel Santuario delle Grazie dove, alla presenza delle autorità locali e della immensa folla gioiosa, salendo sull’altare, pose solennemente le auree corone sul capo del Santo Bambino e della Vergine.
L’immagine era stata dipinta su muro e rappresentava la Vergine seduta su di un trono con sopra il Santo Bambino.
Non avendo alcuna certezza del suo autore essendo priva di data e firma, viene attribuita secondo alcuni esperti a Pietro Domenico di Montepulciano presumibilmente risalente intorno al 1400.