Ad Arquata del Tronto nelle Marche e precisamente nella chiesa di San Francesco in frazione Borgo si trova la Sindone.
L’origine di Arquata del Tronto è secondo dati storici fondata da un gruppo di Sabini che intorno al X e VI sec a.C. attraversarono la vallata del Tronto e si fermarono in queste zone. Alcuni studiosi la identificano con l’antica Supicanum, altri pensano che sia l’antica Vicus ad Martis.
Le prime notizie di Arquata si hanno nell’alto medioevo quando era definita con Terra Summantina. Successivamente Arquata entrò a far parte dello stato Pontificio, trovandosi proprio al confine accrebbe la sua importanza perché gli furono affidati i privilegi di riscuotere i pedaggi di coloro che percorrevano la via Salaria e la sua Rocca acquisì importanza.
La Sindone di Arquata ”EXTRACTUM AB ORIGINALI”
Da una pergamena conservata dal ricercatore Don Adalberto Bucciarelli datata 1° maggio 1655 si evince che in seguito alla petizione del vescovo Giovanni Paolo Bucciarelli e di una speciale commissione rappresentante, un lenzuolo di lino della stessa misura della sindone originale (440 cm in lunghezza e 114 in altezza), in lino lavorato con trama e ordito perpendicolare, fu fatto aderire al lenzuolo della Sacra Sindone. Nello spazio tra le impronte del viso e della nuca mostra la scritta in stampatello <<EXTRACTUM AB ORIGINALI>> Da questo intervento, sul lenzuolo appoggiato è rimasta impressa l’immagine identica all’originale.
Tuttavia non si fa menzione della tecnica utilizzata per questa operazione.
Lo stesso clero locale dell’epoca non era a conoscenza della reliquia e, per secoli è rimasta ad uso esclusivo dei francescani del convento che ne erano i legittimi custodi. Secondo le tradizioni tramandate oralmente si può ricostruire che l’operazione sia stata fatta per avere una Sindone di proprietà ecclesiastica perché allora la Sindone custodita a Torino apparteneva a casa Savoia.
La Sindone fu rinvenuta in seguito a dei lavori di ristrutturazione della chiesa nel 1980. Il telo era piegato e custodito all’interno di un’urna dorata nascosta dietro un altare.
La Sindone di Arquata è pertanto da considerarsi un estratto dall’originale dove, per chi crede, una piccolissima parte del sangue di Gesù è riposto in essa, costituisce quindi una preziosa reliquia di riflessione e di raccoglimento.
La Sindone si trovava fino a pochi giorni fa con davanti cento lumi, tanti quanti quelli che secondo la leggenda accompagnavano la reliquia durante le processioni, le siccità, le carestie e le guerre.
In seguito al devastante sisma del 24 agosto che ha gravemente lesionato la chiesa di San Francesco è stata considerata inagibile tuttavia la Sindone si trova in perfetto stato di conservazione, custodita da una pesante teca che la racchiude e la protegge.
Il 1 settembre si sono avviate le procedure di trasferimento dalla chiesa di San Francesco di Arquata del Tronto al più sicuro Duomo di Sant’Emidio di Ascoli Piceno. Il telo farà ritorno dunque ad Ascoli Piceno, un trasferimento del resto già effettuato lo scorso anno per le celebrazioni dell’anno francescano.
Franco Collodet