La Macchina di Santa Rosa a Viterbo 2019

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Macchina di Santa Rosa

Pochi eventi religiosi sono così sentiti e altamente spettacolari, uno di questi è la Macchina di Santa Rosa, tradizione nata attorno al 1258, al fine di ricordare la traslazione del corpo della Santa dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio, al Santuario eretto in suo nome.

Da quella storica data, Papa Alessandro IV decise di ripetere tale processione ogni 3 settembre, trasportando questa volta un’immagine o una statua di Santa Rosa al di sopra di un baldacchino. Nel corso dei secoli, il baldacchino crebbe in dimensione, diventando sempre più alto e maestoso.

Anche i bambini vengono coinvolti in maniera attiva, dedicando alla Santa una serie di tre trasporti, che si tengono rispettivamente:

  • Ultimo sabato d’agosto: Mini Macchina del quartiere Pilastro;
  • Ultima domenica d’agosto: Mini Macchina del quartiere S. Barbara;
  • 1 settembre: Mini Macchina del Centro Storico.

Diverse sono le Macchine di Santa Rosa esibite durante questo particolare tributo, i costruttori di tali meraviglie vengono scelti dal Comune tramite appalto ogni quinquennio, nonostante ciò, la durata può essere prolungata. Il Comune di Viterbo tiene un’accurata cronologia delle Macchine di Santa Rosa, partendo dagli anni del dopoguerra, fino ai giorni nostri:

  • Rose Fiorite (costruita da: Rodolfo Salcini e Romano Giusti) 1952 – 1958;
  • Campanile che cammina (costruita da: Angelo Paccosi) 1959 – 1966;
  • Volo D’Angeli (costruita da: Giuseppe e Luigi Zucchi) 1967 – 1978;
  • Spirale di Fede (costruita da: Maria Antonietta Palazzetti) 1979 – 1985;
  • Armonia Celeste (costruita da: Roberto Joppolo e Socrate Sensi) 1986 – 1990;
  • Sinfonia d’Archi (costruita da: Angelo Russo e Vincenzo Battaglioni) 1991 – 1997;
  • Una Rosa per il Duemila – Tertio Millennio Adveniente (costruita da: Marco Andreoli, Giovanni Cesarini e Lucio Cappabianca) 1998 – 2002;
  • Ali di luce (costruita da: Raffaele Ascenzi) 2003 – 2008;
  • Fiore del Cielo (costruita da: Arturo Vittori e Andreas Vogler) 2009 – 2014;
  • Gloria (costruita da: Raffaele Ascenzi) 2015 – 2020.

Costruzione

La Macchina di Santa Rosa viene costruita seguendo un pubblico bando il quale prevede che la stessa sia alta “28 metri sopra la spalla dei facchini”, raggiungendo circa i 29,5 metri da terra. Diversi sono i limiti fissati dall’Amministrazione, in quanto bisogna rispettare le dimensioni delle diverse vie cittadine, in alcuni casi è possibile vedere la macchina sfiorare i balconi delle case.

In passato l’aspetto dell’imponente costruzione ricordava maggiormente un campanile gotico, arricchito dall’illuminazione di torce e candele, tanto da ottenere da Orio Vergani, storico giornalista meneghino, la definizione di “campanile che cammina”.

A partire dalla seconda metà del ‘900, diverse sono state le forme assunte dalla Macchina di Santa Rosa, partendo proprio da quella chiamata “Volo D’Angeli” fino ad arrivare all’utilizzo di materiali innovativi e del tutto impensati per una costruzione di tale carattere, come fatto da Raffaele Ascenzi con “Ali di Luce”, una Macchina interamente costruita con fibre, materiali in lega leggera e arricchita da sorgenti luminose innovative.

Una parte di quest’ultima ed innovativa Macchina è conservata all’interno del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Lo stesso Ascenzi si è occupato di costruire “Gloria”, Macchina che illuminerà la città di Viterbo fino al prossimo anno.

Bella da vedere e difficile da trasportare

Non c’è dubbio che la processione della Macchina di Santa Rosa sia un evento particolarmente bello e ricco di atmosfera, in grado di incantare grandi, piccini e tutti i turisti che arrivano a Viterbo per assistervi almeno una volta nella vita.

Anche i Facchini hanno però il loro compito in questa cerimonia, partendo dalle vesti, rigorosamente bianche con fascia rossa alla vita, essi infatti ricordano con il primo colore la purezza di Santa Rosa, con il secondo invece i Cardinali che nel 1258 si occuparono di traslare il corpo.

I Facchini iniziano la giornata recandosi in Comune, dove vengono salutati dalle alte autorità cittadine, poi vanno in pellegrinaggio verso le sette Chiese del Centro Città, infine, come ultima tappa, ma non per importanza, si ritirano al Convento dei Cappuccini, luogo dove il Capo Facchino si occupa di fornire le ultime indicazioni sul particolare trasporto.

Alle ore 20 i Facchini, accompagnati dalla banda musicale che li carica intonando “Quella sera del 3” (inno storico dei Facchini) partono dal Santuario di Santa Rosa percorrendo a ritroso quello che sarà il percorso della Macchina, mentre vengono acclamati dalla folla, fino ad arrivare presso la Chiesa di San Sisto, dove ricevono dal Vescovo la benedizione in articulo mortis (all’atto della morte, serve come benedizione in caso di incidenti).

Nel frattempo la macchina viene controllata fino a pochi attimi prima del trasporto, il tutto nascosto da teli ed impalcature. Il percorso che i Facchini affronteranno è lungo quasi 1,2 km e parte da Piazza Fontana Grande (piazza dedicata ai Facchini) alle ore 21, poi si fermeranno per ben cinque volte, appoggiando la Macchina di Santa Rosa su cavalletti che superano i 100 kg di peso.

Ecco il percorso nella sua interezza:

  • Piazza Fontana Grande;
  • Piazza del Plebiscito (davanti al Comune) luogo dove avviene la celebre “girata”;
  • Piazza delle Erbe;
  • Corso Italia (davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio);
  • Corso Italia (nelle vicinanze della Chiesa di Sant’Egidio / Fermata creata nel 2013 e pensata come sosta tecnica);
  • Piazza Verdi.

La parte finale è ancor più faticosa per i Facchini, difatti si percorre in corsa una salita particolarmente ripida, ecco perché sono state aggiunte leve e corde per “facilitare” il trasporto della Macchina. Durante questa celebre processione, è possibile ascoltare gli ordini del capofacchino, ormai impressi nella memoria dei viterbesi o di chiunque abbia assistito almeno una volta all’evento.

Si parte dalla cosiddetta “mossa” (partenza) quando il capofacchino urla “Ciuffi di Santa Rosa, accapezzate il ciuffo” seguito da “Semo tutti d’un sentimento” e così via.

Dove vederla

Se vi è impossibile recarvi in zona, non preoccupatevi, potete assistere alla diretta televisiva su TV2000 presente sul canale 28 del Digitale Terrestre, 18 di TivùSat oppure sul canale Sky 157.

In caso preferite i Social Media, il canale YouTube Visit Viterbo o quello ufficiale del Comune vi forniranno anche audio descrizione per non vedenti e sottotitoli per non udenti.

Autore: Andrea Bevilacqua

Nato ad Ancona nel 1990, Diplomato in Ragioneria presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Grazioso Benincasa". Grande appassionato di storia, cultura e scrittura.